Il richiamo irresistibile del tramonto: come rockstar dimenticate

By Matteo Baldini

Sappiamo quanto i tramonti possano risultare attraenti, capiamo la misura estetica del calar del sole ma, è pacifico, non ci troviamo a biasimare il sole stesso per quel tuffo. Ci azzardiamo a paragonare la parabola che porta al tramonto a ciò che accade a chi, in una carriera sportiva, riesce a illuminare: chi fa notizia semplicemente con la propria presenza o la propria assenza. Nel caso di Cristiano Ronaldo o di Lionel Messi non parliamo di un epilogo compiuto, ci riferiamo più alle etichette che sappiamo appiccicare su questo o quel campione, soprattutto dopo un torneo andato storto o nel momento della fuga dal "calcio che conta" per avventurarsi su strade diverse.

Dalle ovazioni ai timidi applausi

Abbiamo però ben chiaro, ora più che mai, quale gusto perverso (o almeno sadico) ci sia nella scoperta di un finale oscuro di una storia perfetta: cosa c'è di più affascinante di una vecchia rockstar, sulla cresta dell'onda per decenni, finita a suonare in una piazzetta di periferia, nella tiepida accoglienza dei presenti, dopo aver riempito i palazzetti negli anni d'oro? La figura di Cristiano Ronaldo rappresenta perfettamente, al presente, tutta la suggestione racchiusa nel fuoriclasse che si avvicina alla propria conclusione: la ricerca spasmodica e morbosa di una smorfia, la voglia di indugiare sulle lacrime, il gusto inarrivabile di una pagella severa e di un bollino da apporre con severità e senza appello. Da fuoriclasse a ex, da trascinatore a zavorra.

CR7 contro la Francia | Lars Baron/GettyImages

L'Europeo vissuto col Portogallo, il primo senza trovare nemmeno un gol, si pone dunque come termine di paragone infausto rispetto a una carriera di tutt'altro tenore, vissuta da vincente o - perlomeno - da protagonista. Al di là del richiamo presente, di CR7 nello specifico, abbiamo ancora nelle orecchie i fischi riservati a Leo Messi dal Parco dei Principi nel suo periodo al PSG \- una sorta di punizione karmica per l'abbandono del suo Barcellona - e possiamo allontanarci ancora dagli ultimi anni tornando a un altro Ronaldo, il Fenomeno, e ai continui riferimenti a una forma fisica che gradualmente lo poneva al di fuori dello status di fuoriclasse da venerare, avvicinandosi al racconto suddetto della rockstar in pensione, nella solitudine tipica di chi è stato grande e vive nel ricordo di quella grandezza.

La fine spiega tutto?

Altro fuoriclasse e altra immagine di declino, ripensando all'ultimo Diego Maradona del Boca, a quel lampo estemporaneo e finale, nel '97, di una carriera caratterizzata - nel suo epilogo - dalla lunga squalifica rimediata all'alba di USA '94. Ci si chiede quale debba essere lo spazio di un finale all'interno di una storia, se sia quello il punto che qualifica l'intero racconto o se sia semplicemente una tappa fisiologica: il Totti smanioso di giocare, a dispetto dell'antagonista Spalletti, era la semplice coda di un fuoriclasse o ne racchiudeva il senso stesso al pari di tutto il bello che c'era stato? L'odierno CR7 è la rappresentazione fedele dell'ego smisurato che ha percorso la sua intera carriera o interpreta, com'è umano e fisiologico che sia, la più viscerale e ammirevole voglia di ripagare la propria Nazione?

Maradona al Boca | CRIS BOURONCLE/GettyImages

Come una rockstar in pensione, insomma, che suona la sua canzone più celebre maprende qualche stecca o dimentica le parole, aspettando la standing ovation e trovando qualche timido applauso, qualche mugugno di troppo. Al contempo, come a voler pescare una contrapposizione a chi prolunga la coda della propria carriera, ci troviamo ad esaltare quel Toni Kroos che - un po' come i REM nel 2011 - sceglie di "farsi da parte quando il declino non è ancora iniziato". Tracciamo questa linea, parlando di decoro e dignità, ma perdiamo di vista un assunto cruciale: nessuno accetta che siano gli altri a dirgli di smettere, di non concedersi un bis, e sarebbe illogico pensare che a farlo siano proprio le stelle che hanno segnato un'epoca. Possiamo concedergli il diritto, glielo dobbiamo, di voler suonare ancora una canzone.

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